Dopo anni di ricerche finalmente sono riuscito a scovare un sogno che inseguivo da tempo: un sbalorditivo e iconico telaio TOMAC Taos.
Immagino che la maggior parte di voi conosca John Tomac. Il mitico atleta americano che negli anni d'oro della mtb (gli anni '90) infiammava il pubblico col suo stile unico e dirompente.
Grazie anche alle sue doti, più uniche che rare, che gli permettevano persino di primeggiare contemporaneamente nelle competizioni sia di cross country, sia di downhill. Ricordiamo tra l'altro che vinse il campionato del mondo mtb nel 1991. Che dire un atleta completo al 100%!!!
Ma veniamo a questo capolavoro di telaio, progettato dall'altrettanto mitico Doug Bradbury (fondatore di Manitou), è forse uno dei telai in alluminio che hanno rappresentato l'espressione massima raggiunta da questo metallo. Quasi un "canto del cigno" dell'alluminio, imho.
Il progetto di questo telaio parte già dal 1998 con un primo modello molto simile, denominato 00Buckshot (1998-2001), segue il Buckshot (2002) e infine col Buckshot Pro (2003).
Si arriva quindi al 2005 con un nuovo modello: il Taos. Analizziamolo nel dettaglio.
E' un progetto rinnovato sotto vari aspetti e già al primo colpo d'occhio si nota che molti dei particolari principali (in particolare gli yokes e i forcellini posteriori) si discostano rispetto al Buckshot.
Partiamo dal triangolo anteriore del telaio, Ha un classico schema per mtb da competizione: un tubo sterzo alleggerito; tubi obliquo e orizzontale molto grandi, rispettivamente con diametro 445 mm e 385 mm.
Ma il "piatto forte" lo troviamo nel triangolo posteriore.
Impossibile non notare i 2 vistosi yokes e i forcellini posteriori! Sono veramente esagerati. E in foto quasi non rendono. Oltre ad essere di notevoli dimensioni, presentano vistose fresature di alleggerimento, che sono state poi dipinte di nero. Decisamente molto originali e unici.
Per i meno esperti va detto, che gli yokes non hanno solo una funzione estetica. Questa soluzione progettuale ha molteplici altri vantaggi.
Innanzitutto rendono più affidabile determinati punti del telaio, alcuni molto delicati e molto stressati (in particolare mi riferisco alla zona di congiunzione tra scatola movimento centrale e foderi bassi).
Inoltre gli yokes operando sul carro posteriore (= trazione, reattività, assorbimento...), a seconda delle loro forma, possono dare risultati diversi: ci saranno così yokes che esaltano solo la rigidità, altri yokes che prediligono l'assorbimento; in una miriade di soluzioni alternative.
Altro punto di forza degli yokes, rispetto alle soluzioni classiche, è quello di avere una maggiore luce per lo scarico del fango, agevolando non poco lo scorrimento della ruota posteriore. Uno dei punti deboli per esempio di molti telai in carbonio.
Altro punto di forza è quello di agevolare il lavoro dei saldatori, dal momento che si troveranno a saldare pezzi dal pieno (con molta "carne" da saldare) e non i soliti tubi che hanno invece esili spessori.
Degni di nota sono poi i foderi posteriori alti e bassi a sezione quadra.
Con la loro derivazione di natura motociclista, sono un classico dei telai Manitou, e danno sempre una connotazione sportiva a qualsiasi telaio che li monti. Presenti ovviamente gli attacchi per freni V-brake.
Infine i forcellini posteriori come è evidente, richiamano la voluminosità ed il design degli yokes. Utilizzano lo standard I.S. per l'attacco freni a disco ed hanno la sempre utile pendina sostituibile del cambio posteriore (peraltro finissimamente realizzata).
Non avendolo ancora provato, non mi esprimo sul funzionamento.
Appena possibile, sarò lieto di dare il mio giudizio.
Buone pedalate :)
Dati tecnici
Anno di produzione: 2005
taglia: 18 pollici
tubazioni: alluminio an-6 custom, doppio spessore, con trattamento termico T6
peso: 1.597 gr.
Misure telaio (taglia M 18"):
tubo orizzontale (reale): 564 mm
tubo verticale (centro-fine): 456 mm
tubo verticale (centro-centro): 402 mm
tubo sterzo: 108 mm
carro posteriore: 423 mm
interasse: 1.068 mm
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