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giovedì 28 agosto 2014

Intervista a Francesco - Restaurobici.it [Le mie interviste]


Recentemente navigando in rete, mi sono imbattuto in un originale restauratore di bici, un vero e proprio artista delle due ruote: Francesco di “Restauro Bici”.



Dopo aver intervistato alcuni importanti telaisti italiani (Pegoretti e Rewel), rimaniamo anche questa volta nel campo degli artigiani, in particolare per quanto riguarda il restauro.
La tradizione ciclistica è da sempre forte in Italia e restauratori di biciclette ovviamente ce ne sono non pochi: ma quelli che eseguono “restauri creativi” (o restomod), da me visti finora, stanno sulle dita di una mano.
Il personaggio sembra molto interessante.
A questo punto non mi resta che scambiare due chiacchiere.
Trovo subito una persona cordialissima e disponibilissima.

Unendo l’utile al dilettevole, in una fresca giornata di fine agosto arrivo a Mantova in bici assieme a Roberta, la mia dolce metà, e Stefano. Provenendo da ponte San Giorgio, il colpo d’occhio sulla città è notevole.
Entriamo nel centro storico: la celebre e bellissima città dei Gonzaga ci accoglie con la sua aristocratica e trasognata atmosfera.
Ormai è ora di pranzo e seduti in piazza delle Erbe ci gustiamo un risotto con salciccia e pesto da primo premio.
Poco dopo ci raggiungono Francesco e Isabella …



Ciao Francesco, devo ammettere che Il tuo video di presentazione "voglio vivere così" con una tua “giornata tipo” è veramente un piccolo capolavoro; la colonna sonora poi con un’intramontabile canzone italiana è la “ciliegina sulla torta”. Immagino che in particolare alcuni popoli esteri, che adorano il “made in Italy”, reputino il video da oscar.

In effetti il video rappresenta quasi il mio “manifesto”, con cui volevo comunicare il mio “voglio vivere così”. Volevo mostrare il passaggio dal mondo lavorativo di prima che era tutt’altra realtà, a quello attuale in cui sono stato catapultato. Con questo video desideravo che l’utente potesse avvicinarsi più a me, in modo reale, non più foto statiche; ma vedendo il personaggio com’è, come si presenta, dove abita, come lavora.
Il video è stato realizzato assieme ad un amico PIETRO MORI, col quale tra l’altro ho realizzato pure il mio sito web. In pratica abbiamo realizzato una sorta di “vetrina” in modo da far conoscere la mia piccola realtà e allo stesso modo trasmettere qual fosse la mia idea di “costruire bici”.



Raccontaci brevemente com’è iniziata la tua attività?

Piccola parentesi, Vi segnalo che il 27-28 settembre 2014 ci sarà il primo Bike Festival di Mantova, a cui collaboro per l'organizzazione e a cui sarò presente con uno mio stand.
Per tornare alla tua domanda, tutto è iniziato un paio di anni fa. 
Dopo vari anni di esperienza professionale come buyer per un importante boutique del lusso quotata in borsa, ho deciso di cambiare radicalmente la mia vita. Sebbene fosse un’attività di altissimo livello non provavo più soddisfazione e allora, parafrasando la colonna sonora del video, mi sono ripreso la mia vita ed ho deciso che voglio vivere così”!
Tutto questo l’ho fatto partendo da zero, senza investimenti economici alle spalle; ma è importante che tutti lo sappiano per iniziare non serve molto: lo dico spesso ai giovani, provateci!


[Poco dopo, parlando scopro che pure Isabella, la sua compagna, tra le altre cose, è anche lei un' artista nel campo sartoriale; realizza infatti originalissime magliette e vestitini, con un proprio marchio Cento1 gr. . Trovate alcune foto sotto].




Già ti chiamano negozi di lusso per esporre le tue realizzazioni nelle loro vetrine, c’è da esserne orgogliosi?

Mi piace molto coinvolgere il committente, voglio che si senta partecipe anche lui.
Tanto è vero che il 70% delle bici fatte si trovano all’interno delle case o nei loft, appese al muro quasi fossero opere d’arte. Poi i proprietari magari nel week end la tolgono dal muro e vanno in centro, per bere l’aperitivo e pavoneggiarsi.



Il tuo campo spazia da restauri veri e propri a regola d’arte, per arrivare a realizzazioni di “restauro creativo” (o restomod). Tra i 2 tipi di elaborazioni ne preferisci una in particolare?

Innanzitutto per me una bici deve essere “restaurata “ così com’è; coi suoi graffi e la sua vernice originale. Perché la bici ha un valore così com’è, anche con le sue imperfezioni.
Un po’ come una cicatrice sul corpo di una persona che può essersi fatta nel corso della vita: dietro quella cicatrice, c’è un vissuto, un quid, che rende unica e irripetibile quella persona.
Certe persone mi chiedono, per quale motivo non ricromo i pezzi che restauro. Io non ne sento la necessita. Per me ricromarla mi sembra di rendere finta la bici.
Se ti soffermi a guardare una bici di 100 anni mai ritoccata ha un suo fascino, coi suoi graffi, la sua vernice imperfetta; certo, la si potrebbe riverniciare a regola d’arte, ricromare, ma sarebbe un’altra cosa.
E questo modo di interpretare il restauro in Italia è una novità, in pochi per ora lo capiscono. Però per fortuna vedo sempre più persone che cercano di capire e lo apprezzano.



Entrare in un qualsiasi negozio di bici e comperare una normale bici di serie è facilissimo. Ma cosa spinge una persona a comperare o far realizzare una “bici special” come le tue? I tempi si allungano e i costi aumentano, eppure …

Il motivo è proprio quello: avere una bici special!
Una bici speciale che tutti si fermano ad ammirare. Su quella bici ci sarà perciò una persona speciale che si vorrà far notare.
Se invece prendo una bici normale in negozio, per quanto tu ci metta le gomme colorate, mancherà quel tocco che fa la differenza; mancherà quel qualcosa che fa capire ci sia qualcosa di “studiato” dietro.



Tutti i mercati ormai si stanno globalizzando da anni, eppure l’inventiva e l’originalità rimane una prerogativa caratteristica degli artigiani italiani, difficilissima da replicare e probabilmente tutt’ora sottoutilizzata.

Certo, questa è la “chiave” del momento di crisi che stiamo attraversando in questi anni.
Ci si deve rendere conto finalmente e pienamente che l’originalità, creatività, l’artigianato che abbiamo in Italia non esiste altrove.
Le eccellenze per esempio per quanto riguarda gli abiti sono i napoletani, per le scarpe i fiorentini … ogni zona d’Italia si è specializzata in determinate cose.
In molti imitano tutti questi prodotti artigianali, ma il risultato non sarà mai lo stesso.
Anzi copiando, spesso si finisce per rovinare tutto.
La differenza rimarrà sempre.



Il fenomeno della fissa (fixed) è nato dal basso, dalla gente comune; mi sembra che sia rimasto un fenomeno di appassionati con un lato commercial-consumistico per ora ancora poco sviluppato o sbaglio?

Sì in effetti la fissa nasce nei velodromi negli anni ’30-’40.
Innanzitutto elimini peso, poi nei velodromi non hai bisogno molto di frenare.
Con la scatto fisso tu sei una persona diversa dagli altri, una persona che vuol mettersi in gioco, che ama il rischio.
E poi sì, è arrivata la moda, ma anche perché la bicicletta più la rendi pulita nelle linee e più piace. In particolare a livello estetico risalta maggiormente la forma a diamante del telaio: una forma che mi affascina moltissimo. Anche quando la bici è ferma, parcheggiata.
Sono poi arrivati poi anche i film a tema, l’ultimo recente è “Senza freni”; anche se a mio avviso il più bello è “Quick Silver” fine anni ’80.



Da profano il fenomeno della fissa (fixed) mi sembra rappresenti un po’ quasi una rivoluzione, in particolare un “rifiuto” al progresso spinto delle bici da corsa odierne, super- sofisticate e super-tecnologiche; qui invece si ricerca una bici semplice, con scarsa manutenzione, che possa far “riscoprire” il piacere puro della pedalata.

Certo con la fissa si vuole proporre un modo diverso di pedalare.
Ma soprattutto con questo tipo di bici diventi un corpo unico bici-pilota, le tue gambe servono per azionare e per frenare la bici. Non hai “leve meccaniche” esterne per azionare o frenare la bici.



Sempre riguardi al fenomeno della fissa (fixed) una delle caratteristiche più interessanti che ho notato in questo nuovo movimento, è la diffusa ed evidente voglia di personalizzazione della bici, quasi una riscoperta del tuning. E non mi riferisco solo alle scelte cromatiche, ma pure alla scelta oculata di tutti i vari componenti (ruote, manubri, selle …).

Sì certamente col tuning la bici la fai tua.
E in questo movimento la personalizzazione è una componente essenziale.



Inutile chiederti  tra acciaio, alluminio, titanio, carbonio, quale metallo ami di più?

Eh eh. Ovviamente l’acciaio.
Anche l’alluminio è molto bello, ma saldarlo non è facile, già lo vedo quasi come una “tecnologia moderna”, rispetto all’acciaio o al ferro stesso.
Per me però il fascino dell’acciaio è ben superiore. Anche per una questione storia: è incredibile a ripensare che posseggo alcune di fine Ottocento, le quali si sono fortunatamente salvate, perché in genere venivano fuse, per ricavare metallo a scopi bellici.
Proprio a proposito di materiali, ho in ballo un progetto che mi affascina molto. Devo realizzare un telaio con tre materiali diversi: rame-ottone-bronzo. Devo riuscire a “unire” questi tre materiali in modo che siano una sorta di treccia: si prendono i tre tubi dei tre materiali diversi e li giro su sé stessi. Affinché il telaio diventi struttura portante, sto valutando varie soluzioni, al fine di rendere solidali tra loro questi materiali diversi; il tutto anche grazie alla collaborazione con l’Università d’Ingegneria di Trento.



Nel totale di bici realizzate a quanto ammonta circa la percentuale di bdc, di mtb e bici da passeggio?

Quasi esclusivamente bici da corsa e bici da uomo. Nessuna mountain bike.



Ti occupi di altri generi? Tandem, recumbent, Fat bikes …?

Mi sono capitate in passato svariate bici originali.
Ricordo una bici svizzera col cambio all’interno della scatola del movimento centrale, “mondiale!”. In pratica tu pedalavi normalmente in avanti e ogni scatto di pedalata che facevi invece indietro, un meccanismo cambiava rapporto di marcia … Una notte ho deciso di aprire la scatola centrale. E’ stato più forte di me! La volevo aprire! Temevo che aprendola saltassero fuori molle ed ingranaggi, ma alla fine ce l’ho fatta. Ed ho fatto pure le foto.
Adesso poi ho in restauro un’originale bici degli anni ‘50 da donna bi-ammortizzata: meravigliosa!



D’accordo l’evoluzione e il miglioramento, ma non si sta un po’ esagerando, a continuare a inventare nuovi standards? E coi ricambi come si fa?E’ proprio così ormai sta diventando come per l’elettronica, dove comperi un telefono e nel giro di pochi anni devi cambiarlo. E così siamo anche arrivati al periodo odierno di crisi.
Io sono per recuperare i ”progetti iniziali” e studiare quelli, perché alla fine sono i migliori.
Per un uso professionale di competizione posso capire l’evoluzione: se per risparmiare peso passo da una serie sterzo a sfere e gabbie ad una integrata, ha un senso.
Però lo studio delle originali le reputo le migliori.



Ci sarà un ritorno massiccio dell’acciaio e dell’alluminio? O il futuro sarà monopolizzato dai materiali compositi?

Sarebbe la mia speranza, ma è difficile.
Stanno già pensando all’elettrico e mettere assieme elettricità e acciaio non è facile.
Però noto che piano piano sempre più persone girano per i mercatini alla ricerca di oggetti vintage, perché alla fine li stessi sono realizzati non di rado meglio di prodotti del giorno d’oggi: dai vestiti, agli orologi, agli occhiali …
Hanno una cura nel dettaglio incredibile.
E se non altro, hanno una superiorità nelle “linee”, tutt’oggi spesso imitate in molti campi.


Freni a disco sulle bici da corsa erano proprio indispensabili?

Secondo me no, non li vedo indispensabili. Mi piace il disco come tecnologia per la frenata in generale; tuttavia quando vai ad inchiodare, inchiodi sia col pattino, sia col disco. E’ una frenata un po’ diversa, ma di fatto cambia poco.



E i cambi elettrici avranno futuro?

Difficile fare pronostici. Ovviamente introducendo queste nuove soluzioni, vai a far saltare tutti i produttori dei prodotti classici; saltano quelli che producevano guaine, saltano quelli che producevano fili.
L’innovazione ci può stare, ma nel mio caso preferisco di più una trait d’union tra il vecchio a contrasto con qualcosa di tecnologia moderna.
Personalmente amo toccare il metallo, invece la migliore bici del più bravo corridore al mondo non mi trasmette niente. Non so perché, è istintiva. Non è per partito preso. E’ come toccare per esempio questa colonna qui [in piazza delle Erbe a Mantova], che ne ha viste di tutti i colori in secoli di vita, piuttosto che toccare le mura di una supermoderna casetta in campagna.



Le verniciature le esegui tu personalmente?
In alcuni casi eseguo personalmente, in altri casi mi avvalgo di professionisti. Dipende un po’ dal budget. Oggi ci sono anche bombolette spray di ottimo livello, tuttavia un lavoro professionale dà sempre i migliori risultati.



Al di là dei drammi enormi la crisi attuale ha contribuito alla riscoperta e al ritorno dell’utilizzo quotidiano della bicicletta?

La crisi ha aiutato a superare una concezione ridotta di tale veicolo, ristretta solo a “mezzo di trasporto”. La bici invece ricomprende un mondo a 360°, fatto di arte, di comunicazione, di sport, di vacanza …
Fino a cinque anni fa non mi ricordavo ci fossero tutti questi amici e conoscenti che vanno a fare l’Eroica o vanno sul Monte Baldo, ne sentivi solo due o tre. Oggi sono numerosi.
Inoltre vedo esserci tutte le categorie. Soprattutto le donne, che sono persino più agguerrite degli uomini: chiedono, s’informano. Tanto per capirci noto che non poche donne preferiscono la bici “con la canna”, come quelle da uomo, non interessa nulla la forma classica “da donna” col tubo orizzontale curvo basso.
Comunque per ritornare a questa riscoperta della bici, lo ammetto e mi ci metto io per primo: finora era una cosa psicologica, se dovevo andare in un bar, dovevo arrivarci in macchina e quasi entrarci dentro nel locale.
Ma oggi un po’ alla volta le cose stanno cambiando, so per esempio che a Copenaghen ci sono agevolazioni economiche per chi non utilizza l’automobile, ci sono poi metropolitane che hanno le carrozze dedicate per le bici, con un’intermodalità incredibile. Al punto che una persona che gira in automobile è malvista dalla generalità. E attenzione ci vanno tutto l’anno, nonostante la latitudine. Invece finora da noi bastava fosse un po’ fresco la sera, allora la bici no e si prende la macchina.


Come vedi il futuro della bici?

Lo vedo roseo per quanto riguarda il mondo del passato e anche per quanto riguarda anche il mondo dell’evoluzione, per lo meno aiuta a creare curiosità nel mondo della bici.
Non vedo fine nella bicicletta.
Potrà conoscere in futuro altri momenti di flessione, ma poi tornerà sempre.
Altrimenti non avrei scelto il mio lavoro.



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Ed ecco una piccola galleria delle "opere" di Francesco.
















La Burberry-bike in costruzione... 


 ... e finita ...
... 


Il posteriore della bici da donna bi-ammortizzata.


Un telaio per bimbi in attesa di cure.


Ecco un tipico esempio di restauro conservativo d.o.c.


L'officina.


Tagliando della tassa di possesso sulla bici, anno 1938!


Dadi molto rari con scritta in ottone della "Dei".


Curva manubrio in legno triplo spessore.


Gli attrezzi dell'artista.


Forcella tipica con tripla lamiera della Maino. In attesa di cure.


La sella una volta con cosa era imbottita? Ovvio con crine di cavallo!


Sella con foro centrale: erano già avanti!


Portaborraccia supplementare.


Ingegnosissimo portapacchi in legno rimuovibile: è fissato solo ad incastro e si toglie in un secondo! Fantastico!


Altri pazienti attendono il dottore...


Il colore lo occulta in parte, ma lo stemma "Maino" tra poco tornerà alla luce.


Francesco (www.restaurobici.it)
e
su Facebook alla pagina "Restauro bici" di Francesco Cozzani.



 E Cento1 gr. di Isabella.


Un caloroso ringraziamento a Francesco e Isabella, buon lavoro e buone pedalate! 

A proposito Francesco, sai dov'è finito il piccolo dado M3 portafortuna trovato nel tuo garage?
Nella mia personale busta di oggetti portafortuna



1 commento:

  1. Segnalo che il nuovo negozio di Francesco si trova in centro a Mantova, via Calvi,69.

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